Palermo - Esposzione Nazionale 1891

Come molte storie importanti, anche la storia dei Cantieri Culturali alla Zisa inizia con una storia d’amore. Siamo nella seconda metà dell’800 e Palermo è una città assai diversa da quella che siamo abituati a conoscere. I Florio sono alla massima espansione del loro impero, anche se sono contemporaneamente sul ciglio di un baratro che li porterà ad estinguere la loro capacità imprenditoriale.

Una storia
d'amore

1892
Vittorio

Palermo - Esposzione Nazionale 1891

In quella città viveva Carlo Golia, un imprenditore palermitano che aveva una fabbrica di specchi e commerciava in articoli di lusso. Sul finire dell’800 conobbe Maria Roche una fascinosa donna di origine francese che era rimasta vedova, mentre era in dolce attesa. Il bimbo di Maria si chiamò Vittorio, come il padre Victor Ducrot, un ingegnere ferroviario che lavorava a Malta.
Palermo era un buon mercato a quel tempo e Golia ampliò la sua impresa, iniziando la fabbricazione di mobili. L’Esposizione Nazionale del 1892, fu il campo da gioco su cui l’imprenditore consolidò il suo impero. Contemporaneamente iniziò una collaborazione ed un’amicizia tra l’imprenditore e la famiglia Basile.

Ducrot - Sala modelli

La svolta nella produzione della fabbrica di Carlo Golia si ebbe quando il figlio adottivo Vittorio Ducrot, si affiancò al padre e poi, alla sua scomparsa, divenne il capitano dell’azienda. Siamo così arrivati al 1902 ed al cambio di nome. Da questa data comincia a consolidarsi uno dei tanti miti che Palermo ricorda e rimpiange. Perché la città tende sempre a ricordare un’età dell’oro che poi è stata irrimediabilmente smarrita.
Se vi capita di andare al Grand Hotel Villa Igiea, al Grand Hotel delle Palme o a Montecitorio potete guardare i frutti di questa età dell’oro. I mobili, che ancora oggi trovate in questi posti furono fabbricati proprio in quella che adesso è l’area dei Cantieri Culturali alla Zisa. Vittorio Ducrot fu un imprenditore scaltro e accorto tanto che riuscì a riconvertire la fabbrica durante la I guerra mondiale per la produzione di cacciabombardieri idrovolanti.

1902
La svolta

1902
1939

Comunque sia gli anni dal 1902 al 1939 sono anni di espansione. La fabbrica passa da 200 operai nei primi anni del secolo fino a 445 nel 1911 e a 1000 nel 1913. Il mobilificio Ducrot si espande fino agli anni ’30 quando conta più di 2000 operai. In quel periodo aveva sedi e negozi a Milano, Napoli, Roma oltre che, naturalmente a Palermo. L’ultima impresa di Vittorio Ducrot resta impressa nella facciata della palazzina, che incontriamo subito a sinistra dell’entrata di via Paolo Gili. Sulla facciata sta scritto SAAS. La palazzina, infatti non fece mai parte del mobilificio Ducrot ma era il centro amministrativo della Società Anonima Aeronautica Siciliana. Nel 1936 gran parte del mobilificio fu convertito per la produzione di aerei. Ormai, però la guida di Ducrot volgeva al termine e nel 1939 la società fu ceduta ad un imprenditore genovese. Dalla seconda guerra mondiale in poi si assiste ad una lenta ed inesorabile decadenza. In cui la fabbricazione di mobili convive con la mai decollata impresa aeronautica e con una società che produce vagoni ferroviari.

La fine e la rinascita delle officine Ducrot sono un vero e proprio manifesto. Negli anni ’60 Palermo era cambiata, aveva modificato il suo DNA. Il cancro della speculazione edilizia stava letteralmente divorando la città. Il modello economico imperante ed i profitti garantiti dalla rendita immobiliare erano imbattibili. Non conveniva fare altro in città. Il tessuto sociale si inebriava di questo evanescente benessere, la città si corrompeva ed il patto scellerato tra le amministrazioni e la mafia generarono l’apocalisse urbana del “Sacco di Palermo”.

Gli anni
‘60

Gli anni
‘70

Da questa apocalisse la fabbrica Ducrot non poteva salvarsi. La voracità della speculazione edilizia assume in questo caso un valore fisico oltre che metaforico. Perché nel 1973, quando il cadavere di quella che fu una fabbrica da 2000 operai era ancora caldo, una grande fetta dell’area dei Cantieri fu destinata a edilizia residenziale con una variante al Piano. Da ciò consegue la demolizione nel 1977 dell’area più vicina a via Paolo Gili verso Piazza Principe di Camporeale (oggi caserma ed alloggi per la polizia).
Però la storia dei cantieri non è solo la storia di una fine ma anche quella di un nuovo inizio. Il 16 Luglio 1995 il comune di Palermo acquista quel che resta della fabbrica Ducrot e comincia una lenta metamorfosi solo in parte governata. La fabbrica, sotto lo stimolo di importanti protagonisti della cultura del ‘900 diventa pian piano cantiere di Cultura. Non è una metamorfosi ovvia ma ha dato l’avvio a quella fabbrica di produzione culturale che sono oggi i Cantieri Culturali alla Zisa.

Un nuovo
inizio